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Economia Circolare

IL PROGETTO CHE SI PRENDE
CURA DELL’AMBIENTE

Una delle mission di Rent Don’t Buy è quella di ristabilire un contatto di amore e

protezione per l’ambiente, fortemente danneggiato anche dal comparto della moda,

attraverso un sistema di economia circolare basato sul riutilizzo virtuoso del capi resi.

Dopo il noleggio infatti, se il prodotto è usurato viene riciclato grazie ad un sistema di

ultima generazione che rinnova il tessuto per la creazione di nuovi prodotti.

 

Se invece il capo è ancora in buono stato viene ricondizionato attraverso un'attenta

rigenerazione delle fibre e minuziosi check qualitativi, per poi essere portato sul mercato

del second hand.

In questo modo si cerca di contrastare il danno che l’industria tessile arreca all’ambiente.

 

Basti pensare che il solo lavaggio dei capi d’abbigliamento ogni anno rilascia nell’oceano

mezzo milione di tonnellate di microfibre, l’equivalente di 50 miliardi di bottiglie di

plastica.

 

La tintura dei tessuti risulta essere addirittura al secondo posto fra le maggiori cause di

inquinamento dell’acqua sul pianeta: per realizzare un paio di jeans sono necessari circa

7.500 litri d’acqua. A queste si aggiungono le emissioni di gas serra: l’8% di quelle globali

sono riconducibili all’industria dell’abbigliamento e delle scarpe.

 

Tuttavia, l’impatto ambientale dell’industria della moda non scaturisce solo da scelte aziendali poco attente

alle tematiche ambientali, ma anche dagli sfrenati acquisti poco consapevoli dei

consumatori, prede della “fast fashion”. Ad oggi infatti, l’85% dei vestiti prodotti finisce

in discarica, mentre solo l’1% viene riciclato.

 

Alcuni lo chiamano shopping terapeutico, per altri potrebbe sfociare in una vera e

propria compulsione, ad ogni modo a subirne le conseguenze è in primis il pianeta che

esaurisce le sue preziose risorse per capi di vestiario che sono destinati ad essere

utilizzati sempre meno.

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